You should have left

You should have left

“Ve ne dovevate andare” si aggiunge ai film di Blumhouse Productions

You should have left è un film prodotto dalla Blumhouse Productions, con la regia di David Koepp e tratto dal dal romanzo di Daniel Kehlmann.
In un periodo dove faccio veramente fatica a trovare materiale cinematografico in grado di darmi qualche brivido, ho deciso di puntare su una casa di produzione che ha ormai reclamato con ragione il podio per i film del brivido, del terrore, della paura.

Blumhouse Productions

Perchè ho scelto questa casa di produzione? Perchè negli ultimi anni ha sfornato film e franchise di qualità che mi sono piaciuti molto. Solo per farvi qualche esempio, Insidious, The Purge, Sinister, the Bay e Split. Con Whiplash ha portato a casa 3 premi Oscar.

Se dovessi trovare una linea comune nella produzione, potrei dire che le storie raccontate nei film sono inquietanti, con una regia originale e attenzione ai particolari “tensivi” in grado di farvi saltare sulla poltrona o restare con il respiro sospeso per parecchio tempo.

Il Film

La storia prende il via quando Theo, la moglie Susanna e la piccola Ella si prendono un periodo di pausa vacanziero e, trovata una casa da affittare via internet, si dirigono verso il Galles.
La casa si rivela inaspettatamente ampia, luminosa, per quanto sperduta nelle lande gallesi e a una certa distanza da un villaggio assai piccolo.
Questa è la premessa dalla quale si dipana la storia che non sto a spoilerarvi.
Gli attori sono pochissimi e tra tutti svetta sicuramente un Kevin Bacon che invecchia bene e Amanda Seyfried che gli fa da co-protagonista.
Il plot, per chi ha visto decine di film, forse non è originalissimo, ma non è quello a fare la differenza.

Le Sequenze

Si dall’inizio del film, è chiaro che sono le sequenze a rendere questo film ad alta tensione.
Le azioni sono “lunghe”, ma intervallate sapientemente con mestiere, al punto che non risultano per niente noiose anzi: il crescendo è inevitabile per arrivare al climax di volta in volta.
Dopo 25 minuti di film mi sono reso conto che avevo già un bel torciglione allo stomaco e il fiato mozzo.

Le luci, le ombre

A supporto delle sequenze, il tutto viene condito con un utilizzo magistrale delle luci e delle ombre. La casa è illuminata a giorno, all’arrivo di Theo e famiglia. Tutto ciò che accade poi è un continuo “gioco” dove le une e le altre contribuiscono ad accrescere il pathos.
Lo studio degli ambienti e il posizionamento dei punti luce è determinante, in questo caso.

Ella

Menzione d’onore a Avery Tiiu Essex, la piccola interprete di Ella, la figlia.
Sono sempre contrastato quando i giovani attori vengono coinvolti in queste trame, perchè penso alla loro infanzia e il confronto con temi piuttosto pericolosi.
Tuttavia, devo ammettere che la sua presenza aggiunge la ciliegina sulla torta a un piccolo film ben realizzato.

Conclusioni

Nella sterminata produzione della Blumhouse Productions, You should have left a mio parere si ritaglia un posto d’onore. Per gli ortodossi del genere, ripeto che non si tratta di un plot originale al 100%, alcune tematiche o espedienti sono già visti e già trattati in altri film.
Tuttavia ritengo che per i punti che ho descritto, valga la pena almeno dargli un’occasione.

Buona visione.

Ti piace quello che hai letto? Condividilo!

Lascia un commento