Politicamente Corretto
Il mio pensiero sull’odierno utilizzo di questa espressione
In questo periodo, e parlo di mesi ormai, noto come l’espressione “politicamente corretto” salti fuori a ogni piè sospinto, negli ambiti più disparati. Un argomento a dir poco spinoso e sul quale è facile cadere nell’equivoco.
Consapevole della mia ignoranza, vado a controllare per capire se quello che penso io alla base sia corretto. Torno alle radici, le parole.
Politically Correct
L’odierna espressione italiana “politicamente corretto” deriva da quella inglese, più specificatamente americana, che si fa risalire al movimento politico che “rivendicava il riconoscimento delle minoranze etniche, di genere ecc. e una maggiore giustizia sociale, anche attraverso un uso più rispettoso del linguaggio” (def. da Treccani).
Vado a leggere meglio e noto come nella lingua italiana venga inteso come un atteggiamento atto a “evitare il linguaggio cosiddetto sessista… evitare espressioni che evocano discriminazione nei confronti di minoranze etniche… e di categorie con svantaggio fisico… evitare in generale espressioni tradizionalmente connotate in modo discriminatorio (professioni Ndr)” (def. da Treccani).
Ok, fin qui tutto normale: ambito linguistico, principalmente.
Anch’io l’ho vista così, da quanto ho preso coscienza dell’utilizzo dell’espressione.
Ma perché quindi viene evocato a ogni piè sospinto?
Cosa vedo
Se ben ricordo, uno dei primi casi a fare scalpore, fu la rimozione di Via Col Vento dal catalogo HBO (vedi Wired). Ma non è l’unico caso e investe ogni genere di ambito: linguistico, letterario, cinematografico, musicale, sociale e chi più ne ha, più ne metta.
Non c’è nulla che non sia passibile di una vera e propria messa in discussione da parte di chiunque si senta “parte in causa”. Quello che era un iniziale approccio squisitamente linguistico per ottenere un più giusto riconoscimento, oggi non è più così circoscritto.
Vedo una serie di eccessi che non tengono conto di un’analisi accurata di contesto storico, sociale ed economico, la quasi assente necessità di approfondimento che probabilmente libererebbe il campo da tante posizioni eccessivamente ortodosse.
Ecco, la parola giusta è “eccesso”, a mio parere.
O come si suol dire, il troppo stroppia.
Il pericolo insito in questo eccesso è che ciò che è veramente “politicamente corretto” si perda nel mare delle iniziative che così non sono.
Il suo “potere” di indurre a comportamenti più positivi viene a mancare.
La mia epifania
Leggendo l’opinione di molti amici e colleghi su Facebook, ho iniziato a riflettere a mia volta sull’argomento. Dato che per me le parole sono importanti, mi sono messo a leggere in lungo e in largo per arrivare a una comprensione più profonda.
Tra i tanti articoli letti, ho trovato molto utile questo per l’elenco di termini che vanno a identificare i vari tipi di politicamente corretto. Alcuni ammetto mi fossero sconosciuti o così sottili da non essermi venuti in mente.
Rifletti che ti rifletti ed ecco che i miei libri e il mio cinema mi sono venuti in aiuto.
Periodicamente rileggo il mio amato 1984 di Orwell e, recentemente, su Prime è stata aggiunta la versione cinematografica con gli impagabili John Hurt e Richard Burton.
Ho ripensato al lavoro di Winston presso il Ministero della Verità: la sua opera di “correzione” costante e continua della “storia” contribuisce alla creazione di un revisionismo che la riscrive senza soluzione di continuità.
Peggio, si afferma la Neolingua, che a sua volta coltiva il Bipensiero.
Se non sapete di cosa parlo, andate a darvi una letta all’opera di Orwell.
Ecco, l’utilizzo odierno del politicamente corretto mi ha ricordato questa cosa e mi ha profondamente inquietato. Dite che esagero? Che la vedo troppo “nera“?
Chissà…
Conclusioni
Questa è la mia opinione personale e si rifà unicamente al mio pensiero personale, che ormai ritengo completamente avulso da contesti politici o sociali che non mi appartengono.
Confesso che vedere questo politicamente corretto in un’ottica orwelliana mi provoca un nodo allo stomaco.
Non sono impaurito per me, che mantengo una ragionevole ottica critica per cercare di discernere ciò che sta accadendo intorno a noi.
Ma di certo la mia apprensione va alle generazioni future.
L’unica soluzione che vedo è fare di tutto per dare a loro i mezzi migliori per mantenere e migliorare la propria capacità scettica e critica e non accettare tutto senza una presa di coscienza adeguata.
Per certi versi, spero che sia una forma benefica di “politicamente scorretto”.
Usato bene, profuma tanto di libertà e rispetto.